Astronomo tedesco. Seguì gli studi di teologia nel seminario di Tubinga,
interessandosi contemporaneamente della ricerca matematica e astronomica sotto
la guida di M. Mästlin, dal quale apprese i fondamenti della teoria
copernicana. Abbandonato il seminario nel 1594, ottenne la cattedra di
Matematica al ginnasio di Graz e fu incaricato della compilazione di almanacchi
annuali comprendenti previsioni astrologiche. A questa seconda occupazione
dovette l'iniziale notorietà, in quanto solo successivamente
acquistò fama come astronomo. Divenuto collaboratore di Tycho Brahe, nel
1600 si trasferì a Praga, dove l'anno successivo, in seguito alla morte
di Brahe, fu nominato matematico dell'imperatore Rodolfo II. Ma all'alta carica
corrispondeva una bassa retribuzione che lasciava la famiglia praticamente
nell'indigenza; nello stesso periodo
K. perdeva la moglie, Barbara
Müller e un figlio, e si trovò inoltre a difendere la madre accusata
di stregoneria. Nel 1613 sposò Susanna Reuttinger, dalla quale ebbe sette
figli. Alla morte di Rodolfo II, pur mantenendo l'incarico a corte, divenne
insegnante di matematica a Linz, dove visse fino al 1626; negli anni successivi,
a causa della guerra e delle persecuzioni contro i protestanti, dovette fuggire
a Ratisbona e a Ulm, quindi si trasferì a Sagan, dove ottenne la
protezione del generalissimo Wallenstein. Sempre pressato dalle
difficoltà economiche, morì durante un viaggio a Ratisbona, dove
si recava per ottenere la liquidazione degli stipendi arretrati. Parallelamente
al contemporaneo Galileo sostenne la validità del sistema copernicano, di
cui, mantenendo il principio fondamentale della rotazione dei pianeti intorno al
sole immobile, corresse la teoria delle orbite ("cerchi"), fino ad allora
incontrastata. A Keplero risale infatti la scoperta della reale natura delle
orbite planetarie e le leggi di moto relative a esse. Di notevole portata
innovatrice, anche se successivamente superata per la scoperta di nuovi pianeti
e di più esatte valutazioni delle distanze tra i pianeti, fu la sua
teoria della corrispondenza tra la distanza dei pianeti dal sole e i cinque
poliedri regolari, esposta nel suo primo scritto
Mysterium
cosmographicum. In un'opera posteriore,
Harmonices mundi, del 1619,
oltre a una suggestiva, ma priva di fondamento, esposizione del rapporto tra
intervalli musicali e distanze planetarie, è enunciata la sua terza legge
e illustrata la teoria secondo la quale la causa del moto dei pianeti è
da ricercare in una forza irradiantesi dal Sole e di entità decrescente
con il crescere della distanza da essi. Vi si afferma inoltre che l'attrazione
esercitata dalla Luna è la causa delle maree e che l'attrazione tra un
corpo e la Terra è reciproca e che due corpi, isolati da altre forze,
cadono in direzione l'uno dell'altro: teorie che possono considerarsi
anticipatrici della legge di gravitazione esposta da Newton. Di massima
importanza per lo sviluppo dell'astronomia furono le
Tabulae rudolphiane
del 1627, che fornivano un metodo per l'identificazione della posizione dei
pianeti notevolmente perfezionato rispetto a quelli precedenti. Altri studi
kepleriani di notevole interesse sono quelli compiuti sulle stelle novae, sulle
comete e sull'ottica. La parte più importante delle sue ricerche è
comunque costituita dall'enunciazione delle tre leggi (Weil, Württemberg
1571 - Ratisbona 1630).